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Porti: per competere superare la frammentazione
» 22.11.2006
E’ questo il messaggio lanciato dal convegno promosso stamane in Confindustria da FISE UNIPORT, l’Unione Nazionale di Imprese Portuali. Nel corso dell’iniziativa è stato illustrato, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, il primo Rapporto sul settore curato da UNIPORT.
Dal Rapporto emerge un’Europa che cresce a due velocità: mentre riprendono quota e leadership nei traffici marittimi le strutture del Nord del continente (Rotterdam, Amburgo e Anversa su tutti), vivono una fase di crescita rallentata i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ad eccezione della Spagna che conquista quote importanti di mercato proprio a scapito dell’Italia. Nel movimento dei container, ad esempio, Algeciras, Valencia e Barcellona fanno segnare rispettivamente percentuali di crescita sul 2004 pari all’8,3%, al 12,7% e al 10%, contro i dati tutti in negativo delle italiane Gioia Tauro (-3,1%), Genova (-0,2%) e La Spezia (-1,4%). All’Italia non resta che il secondo posto, dietro il Regno Unito, nella classifica generale europea per i traffici short sea shipping, e la leadership nel Mediterraneo e nel Mar Nero per questa tipologia di traffico interno alla regione europea.
Il 2005 segna una crescita moderata delle attività portuali nazionali con un incremento complessivo del traffico merci del 2,9% (493,3 milioni di tonnellate di merce movimentate nel 2005 a fronte dei 479,4 milioni di tonnellate del 2004) e dell’1,9% del traffico container e un aumento dei volumi di merce in termini di tonnellaggio del 3,1%. In evidente calo il trasporto di passeggeri, -8,4%, bilanciato dal business delle crociere (+19% e +5% di passeggeri). Per l’anno in corso si prevede su questo fronte un ulteriore incremento del 16%.
La stagnazione dei traffici marittimi nel settore del containerizzato può considerarsi un indicatore dello stato di difficoltà che sta vivendo la portualità nazionale soprattutto se confrontata con le dinamiche di crescita che caratterizzano la domanda di movimentazione di container nel bacino del Mediterraneo – destinata a crescere nei prossimi anni ulteriormente passando dagli attuali 29 milioni di teu ai circa 54 milioni nel 2015. L’inadeguatezza dei porti italiani a cogliere le opportunità legate all’espansione dei traffici marittimi rischia allo stato attuale di relegarci a un ruolo marginale nel sistema portuale mondiale.
"Una costellazione di microportualità, lontana da una logica di integrazione funzionale e strategica", ha affermato il Presidente di FISE UNIPORT Federico Barbera commentando i dati del Rapporto, "non ha le dimensioni per sostenere la competizione con i principali porti dello shipping mondiale. Lo sviluppo dell’economia cinese, la spinta sempre più accentuata verso forme di delocalizzazione produttiva, l’entrata in vigore dell’area di libero scambio euromediterranea da qui al 2010 sono solo alcuni aspetti di un sistema in rapida evoluzione che richiede risposte altrettanto rapide al sistema marittimo nazionale. Lo stimato accrescimento dei traffici mondiali, che negli anni a venire riguarderà soprattutto il containerizzato e interesserà per buona parte il bacino del Mediterraneo, può rappresentare un’opportunità di rilancio per l’intero sistema marittimo italiano. E’, dunque, il momento delle scelte".
Da queste considerazioni prende spunto la proposta di UNIPORT rivolta alle istituzioni e agli operatori: invertire la tendenza alla stagnazione e individuare al massimo due porti sui quali concentrare risorse e investimenti affinché si possano captare e redistribuire attraverso attività di feederaggio i traffici intercontinentali e costruire un’efficiente offerta intermodale di trasporto marittimo-ferroviario di supporto ai traffici europei, lasciando agli altri porti nazionali il compito di sostenere il traffico locale e quello passeggeri secondo le proprie specializzazioni e competenze.
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